Il villaggio ha origini medioevali, probabilmente fu fondato nel corso del XI secolo in un territorio ricco e fertile che consentiva lo sviluppo di un’attività agricola particolarmente importante soprattutto nel settore della viticoltura e dell’orticoltura.
Faceva parte della curatoria del Campidano Maggiore ed amministrato da un majore eletto annualmente dall’assemblea dei capofamiglia.
Il giudice vi possedeva estese proprietà con vigneti e orti. Nel 1282 Mariano II donò una parte considerevole di questi territori al suo fedele ministro Mariano Mameli, che apparteneva ad una famiglia oristanese legata alla famiglia dei giudici, che esprimeva giuristi ed uomini di chiesa e occupava importanti uffici nell’amministrazione del giudicato.
Nei secoli successivi i giudici continuarono a curare lo sviluppo della viticoltura nel territorio, ma nel XIV secolo il villaggio subì gravi danni durante la peste del 1378; nel 1388 la sua popolazione
era ridotta a 28 abitanti.
Dopo la caduta del giudicato d’Arborea, nel 1410 entrò a far parte del marchesato di Oristano e si riprese, i marchesi si interessarono al piccolo centro la cui viticoltura continuò a svilupparsi.
Quando il grande feudo fu confiscato a Leonardo Alagon, Siamaggiore fu incluso nei territori per i quali nel 1479 fu chiesta l’inclusione nel patrimoniale reale.
Come è noto la richiesta fu accolta ed entro il 1506 Siamaggiore entrò definitivamente a far parte
del patrimonio reale; il villaggio continuò ad essere amministrato dal majore che però cessò di essere eletto e fu invece scelto l’official del Campidano Maggiore entro una terna indicata dagli abitanti.
Nel corso del Cinquecento le condizioni del villaggio si mantennero stabili e la sua popolazione aumentò ulteriormente fino a toccare, nel 1583, i 440 abitanti.
I suoi abitanti continuarono a godere del privilegio derivante dall’amministrazione diretta dal re e lo difesero gelosamente nel corso del Seicento.
Durante questo secolo però la popolazione soffrì per la peste del 1652 e per la grande carestia del 1680 e non aumentò rispetto a quella del secolo precedente.
Nel 1767, quando fu costituito il marchesato d’Arcais concesso a Damiano Nurra, Siamaggiore nonostante le proteste dei suoi abitanti vi fu incluso. Nel 1807 passò dai Nurra ai Flores e nello stesso anno fu compreso nella provincia di Oristano e incluso nel mandamento di Cabras.
Aveva quasi 700 abitanti e la sua economia continuava a poggiarsi sulle attività agricole, in particolare vi erano sviluppate l’ovicoltura e la produzione della vernaccia.
Dal 1859 fu incluso nella ricostituita provincia di Cagliari. Nella seconda metà del secolo Siamaggiore entrò in crisi anche a causa della fillossera che devastò i suoi vigneti. Infine la guerra doganale con la Francia, verso la quale la maggior parte del vino veniva esportato, provocò una grave crisi e una notevole emigrazione che condusse ad un calo della popolazione.
Nel 1901 Siamaggiore aveva 553 abitanti; nel 1927 perse la propria autonomia e fu aggregato a Solarussa.
Mantenne uno status di frazione fino al 1950 quando riprese ad essere comune autonomo. Con la costituzione della provincia di Oristano nel 1974, entrò a farne parte.